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La calvizie nell’antica Roma

calvizieLa calvizie è una malattia diffusa fin dall’antichità, allora come oggi, erano molte le persone che non vedevano di buon occhio la propria testa calva.

Il grande imperatore romano Giulio Cesare era uno di qeusti e mal soffriva la sua situazione, tuttavia, soffriva ancora di meno chi si prendeva gioco di lui a causa di questa imperfezione estetica.
La caduta dei capelli angustiava profondamente il condottiero romano tanto che il biografo Svetonio, famoso nell’Urbe per le sue opere che svelavano curiosità e vizi delle persone più in vista della città scrisse che Cesare “Non sopportava di essere calvo, soprattutto perché si era accorto che suscitava le canzonature dei suoi avversari”.

All’epoca non esisteva alcun rimedio alla perdita dei capelli così l’imperatore si doveva arrangiare con un banalissimo riporto. La corona d’alloro era un valido alleato per mascherare la sua calvizie, non a caso Cesare la indossava in ogni occasione; in origine il diadema veniva utilizzato solamente durante le Olimpiadi ma l’imperatore era disposto a tutto pur di nascondere il suo problema tanto che obbligò il Senato a modificare questa norma.
I capelli sono da sempre un simbolo di forza, vigore e virilità, non a caso Sansone, l’eroe biblico dalla forza prodigiosa deve tutta la sua potenza alla sua chioma e in una società rigidamente militarizzata come quella romana essere calvi significava essere forse un po’ meno uomini.

D’altra parte Cesare non era l’unico ad occutare una testa calva, Tito Flavio Domiziano, figlio di Vespasiano ed imperatore romano dall’81 fino al 96 D.C. indossava una parrucca.
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