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Il laboratorio attivo in mostra alla Basilica di Sant'Ambrogio

L\'Arte del proteggereL’apertura, per i partecipanti al convegno, del laboratorio nella Basilica di Sant’Ambrogio, dedicato al recupero di alcuni manufatti, sia artistici, sia della così detta arte minore, attaccati dai tarli, ha lo scopo di proporre un momento di riflessione sui modi più corretti per l’approccio alla conservazione dei beni.

Lo spunto di questa riflessione parte da un concetto fondamentale: la contestualizzazione del manufatto ligneo, o cartaceo, infestato dai tarli nell’ambiente in cui è conservato e nel quale il manufatto in questione intrattiene continue relazioni crociate, con la struttura stessa, a volte carente, con gli altri manufatti lignei e cartacei presenti, con le abitudini comportamentali, di gestione e di movimentazione, con il microclima, spesso modificato pesantemente dai flussi di utenza.

E’ un concetto che riguarda, non soltanto i Beni Culturali, ma i beni in quanto tali, anche nel Civile.

Contestualizzare il manufatto nel suo ambiente significa considerare manufatto ed ambiente come un unico contesto “da curare”. Da qui deriva, non casualmente, il titolo scelto per il ciclo di convegni, che quest’anno si conclude in Sant’Ambrogio: “Il tempo della cura”.

Da qui deriva anche l’idea di “contestualizzare” questo concetto con il laboratorio aperto a tutto campo nella Basilica di Sant’Ambrogio.

Il messaggio è che sia giunto il momento di considerare un diverso modo d’approccio alla cura, cioè al recupero ed alla conservazione dei beni, rispetto a quello consueto.

Non più solo l’intervento straordinario, sulla spinta dell’emergenza e quando il danno creato dai tarli è già avanzato, se non grave, ma un investimento sulla prevenzione e l’ordinaria manutenzione, che, nella costante carenza di risorse, può divenire, anzi, diviene senza dubbio, un risparmio nel medio e nel lungo periodo.

Non più solo la disinfestazione del singolo manufatto attaccato dai tarli, ma il controllo esteso anche agli altri manufatti lignei e cartacei presenti nello stesso ambiente e l’ eventuale intervento programmato, anche a lotti compartimentati fra loro e messi in sicurezza.

Non più solo la disinfestazione, ma la messa in sicurezza del manufatto, e, per la sua tutela nel tempo da nuove re-infestazioni, l’interferenza sul ciclo riproduttivo degli infestanti.

Non più la parcellizzazione degli interventi, slegati fra loro, ma un progetto unitario ed integrato, che armonizzi tutte le fasi del recupero e della conservazione: diagnosi, prevenzione, bonifica, messa in sicurezza, restauro, presidio protettivo, correzione delle criticità strutturali, microclimatiche ed ambientali, controllo nel tempo, ordinaria manutenzione, gestione degli spazi e delle movimentazioni.

Questo criterio verrà messo in luce nel corso del convegno, durante le fasi applicative delle più avanzate tecnologie eco-compatibili di disinfestazione, che saranno attuate in tempo reale nel laboratorio.

Le tecnologie di bonifica e le metodologie di recupero, conservazione e tutela saranno differenziate in funzione del tipo di manufatto e delle caratteristiche strutturali ed ambientali, scegliendo, caso per caso, quelle che possono garantire il miglior risultato e la maggiore sicurezza di integrità dei beni, per un uso competente e responsabile delle risorse.

Competenza e responsabilità devono essere sempre assicurate in massimo grado, non soltanto coordinando le varie fasi che compongono il processo integrato di tutela, ma anche facendo convergere in un polo interdisciplinare le specializzazioni che vi concorrono, coordinate in un progetto unitario.

di Gianfranco Magri www.artecontrol.it

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