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Prestiti per pagare le tasse, l'incredibile declino delle aziende italiane

tasseUn dato allarmante, l'ennesimo campanello d'allarme per il tessuto economico del nostro paese. Sarebbero tre su cinque le aziende che per far fronte alla crescente pressione fiscale, fanno ricorso ai prestiti bancari. Non si ricorre più agli istituti di credito per mettere in campo gli investimenti utili alla propria attività, ma semplicemente per gli adempimenti fiscali.
La Tasi e l'Imu due acronimi divenuti in pochi anni dalla rispettiva istituzione, un vero e proprio incubo per le famiglie, ma soprattutto per le aziende. Una dinamica mai vista in Italia e che potrebbe avere dei risvolti molto pericolosi per le già critiche condizioni economiche del nostro paese, provato da un calo di consumi che si trascina ormai da ben sette anni. Ma è l'Irap la tassa più odiosa per gli imprenditori. Denominata, non a caso, in termini sarcastici “Irapina”, l'imposta regionale sulle attività produttive deve essere pagata anche in caso di bilancio negativo.

Alberghi, industrie di piccole e medie dimensioni, supermercati sarebbero queste le attività più provate dalla pressione fiscale nell'ultimo periodo e che ricorrono a prestiti. Una condizione in cui l'impresa è snaturata dalla sua funzione di attività produttiva, ma si dedica, per esigenze di bilancio, a prestiti esclusivamente per pagare le imposte. Un dato sicuramente poco confortante per l'economia italiana. Un vero e proprio grido di allarme è stato lanciato, nei giorni scorsi, dall'associazione Unimpresa che ha sottolineato come questo fenomeno possa causare anche l'innalzamento dei tassi di interesse per quelle società che chiedono prestiti alle banche dopo aver subito il decurtamento del valore degli immobili posti a garanzia per prestiti precedenti finalizzati al pagamento delle imposte.

Un abbassamento di “rating” che porta all'inevitabile lievitazione dell'interesse per i prestiti successivi. Insomma un effetto domino fortemente negativo che oscura le prospettive di una ripresa che alle soglie del 2015 sembra molto più debole del previsto.

Sono le piccole e medie imprese a trovarsi stritolati nella morsa dello Stato da un lato e delle banche dall'altro, ma questa è una condizione che danneggia praticamente tutti: “Un'azienda che chiude a causa delle tasse – dichiara Paolo Longobardi presidente di Unimpresa – non può che danneggiare sia lo Stato italiano che gli istituti di credito semplicemente perché è un contribuente ed un cliente in meno”.
Fonte: http://www.cambiovaluta.net/news